Eraldo Canegallo

 

Il terremoto del 1828.

La perizia dei danni subiti dalla chiesa parrocchiale e  dalla canonica di  Sant’Agata

 

 

 

Venerdì 11 aprile 2003, alle ore 11,26,  un  terremoto  di elevata potenza ha avuto come epicentro Sant’Agata Fossili, danneggiando molte costruzioni.

L’evento ha riportato alla memoria che un  terremoto di simile potenza si era verificato nella notte fra l’8 ed il 9 ottobre dell’anno 1828, interessando molti paesi del Tortonese.

Presso l’Archivio Parrocchiale di Sant’Agata è conservata una perizia relativa ai costi da sostenere per la riparazione dei  danni subiti dalla chiesa parrocchiale e dalla canonica in seguito a quel sisma.

Il documento, datato 31 dicembre 1828,  è interessante perché oltre a fornirci una testimonianza precisa dei  danni  subiti dalla chiesa parrocchiale e dalla canonica, indirettamente ci informa su quali erano allora le tecniche usate ed i costi dei  materiali e della manodopera per le costruzioni edili;  evidenzia inoltre che  nel 1828 si continuava ad usare nella zona un’unità di  misura di peso (il rubbo di Tortona, pari a  chilogrammi  8,141) antecedente l’adozione del sistema metrico  decimale.

Allegata alla perizia, che consiste in tredici facciate oltre alla copertina  scritte su  fogli di  centimetri 32,5 x 21,  vi è una pianta in scala della chiesa parrocchiale con l’annesso cimitero e della canonica; la pianta è fornita anche di  un indice  che consente di comparare la pianta del 1828 con l’attuale dislocazione dei locali e di  ricostruire le variazioni da allora avvenute.

Nella parte introduttiva della perizia, redatta dall’ingegnere della provincia di  Tortona  Matteis, si scrive che l’amministrazione comunale di Sant’Agata con una sua delibera  del 24 novembre 1828 diede comunicazione all’intendente della provincia di Tortona de guasti che cagionarono le ripetute scosse avvenute nella notte delli 8 e 9 Ottobre alla Chiesa e Canonica di detto luogo, chiedendo l’intervento di un tecnico per effettuare una ricognizione dei danni.

L’ing. Matteis  si reca a sant’Agata e verifica che la chiesa è costituita da tre navate che per causa delle oscillazioni prodotte dal detto fenomeno si resero tutte in stato ruinoso. Aggiunge che le volte sarebbero già crollate se non fossero state fatte prontamente puntellare dagli amministratori comunali, e spiega che il tetto è molto sconnesso, con alcune ale di questo fuori di situazione, e le grondaie ribaltate. Inoltre sono in fine li muri screpolati, e fesi in diversi sensi, per cui meritare ogni cosa le più pronte riparazioni per evitare danni che potrebbero subire il Sancta Sanctorum, il coro ed il campanile, che fortunatamente le scosse  telluriche  non hanno  danneggiato.

Dopo aver ben esaminato lo stato dei volti delle tre navate l’ing. Matteis non ritiene conveniente eseguire riparazioni alle volte, ma consiglia di  abbatterle e  di ricostruirle, previo riattamento del muri degradati e concatenamento di questi e volti assieme.

L’introduzione della perizia passa infine a descrivere i danni della canonica che sentì parimenti gli effetti del terremoto, riportando degradazioni che sono la spaccatura delli muri che formano l’angolo di levante e mezzogiorno della stalla, le saltuarie fessure nel portico esterno ivi adiacente, le fenditure da in alto in lasso di tutto il muro, della fabbrica verso l’orto, non che quelli de’ muri trasversali interni, lo sconvolgimento dei solai, e sovraposti pavimenti. Ebbero danni anche le volte ed  il tetto dal quale filtrano ora le acque pluviali.

L’autore della perizia auspica  che vengano eseguite con sollecitudine le riparazioni  di cui ne sono ben meritevoli la chiesa e canonica di detto luogo, al fine di evitare che altri danni si aggiungano alle parti più delicate dei due edifici.

Dopo il preambolo la perizia entra nei dettagli delle cose da fare. In essa si  rileva che sulle tre navate della chiesa appoggiano volte parte a pieno centro e parte a crociera che a ragione di dette ripettute scosse si  screpolarono tutte  per cui è necessario demolirle e ricostruirle previo il consolidamento  ed il concatenamento di  queste con solidi tiranti  di  legno rovere, e capochiavi  co’ suoi bolzoni in ferro.

La lunghezza delle tre navate è di metri 19,50, l’altezza della volta centrale è di metri 8,50 e quella delle volte laterali è di metri 4,05. La superficie complessiva delle volte da demolire è di metri quadri 256,30.

Per demolire le volte occorre erigere ponti  onde non rompere li mattoni, che dovranno essere riutilizzati per la ricostruzione delle volte; dopo la demolizione si dovrà procedere al pulimento de materiali e trasporto in sito innocuo de calcinacci e rottami. Il costo al  metro quadro per questi lavori è di lire 2, per un importo complessivo di lire 912,60.

Dopo la demolizione delle volte occorrerà riparare le parti di muri smossi e  si allestiranno i ponteggi per la sistemazione del tetto.

Il materiale mancante per riparare  i muri sarà composto, per ogni metro, da  60 mattoni  al prezzo di lire 30 ogni mille mattoni, da rubbi 10 di calcina  compresa quella della stabilutura in fratasso al prezzo di lire 0,24 il rubbo; da centimetri cubi 20 di  sabbia della Scrivia a lire 4 il metro cubo. La manodopera aggiunta ai materiali  porta il costo per metro cubo di dette riparazioni a lire 8, per una spesa complessiva di lire 182, essendo 22,75 i metri cubi di muraglia da ricostruire. Sono previsti  tiranti in ferro nelle volte per istituire un legamento generale della fabbrica

Il tetto a cinque capriate dovrà essere rifatto a nuovo, per cui fanno d’uopo cinque tiranti di metri sette di lunghezza più altri materiali lignei della quadratura di 22 per 27,  con un fabbisogno di 77,50 metri  lineari di legname al prezzo di lire 3 al metro. Per il connettimento di questa nuova travatura ed il riassodamento della rimanente occorrono  8 rubbi di chiodi  per un totale di 48 lire.

Per completare il lavoro di rifacimento del tetto servono costobbi in legno dolce per complessivi 300 metri lineari, al prezzo di lire 0,08  il metro, e  mille coppi a lire 55  ogni mille. Il costo della manodopera da corrispondere ad un  muratore con manovale  per il rifacimento dei 432 metri quadri del tetto  è lire 0,40 il metro.

Le volte della chiesa ed  soffitto della sacrestia  avranno una superficie complessiva di  265 metri quadrati.  La volta sarà di 15 centimetri di spessore con archi di  rinforzo di 30 centimetri. 

Per ogni metro quadrato di volta si prevedono necessari, oltre a quelli di  riutilizzo, altri  30 mattoni al costo di  lire 30 ogni mille, 3 rubbi di calcina  a centesimi 24,  e 7 centimetri cubi di sabbia a lire 4 il metro cubo. La manodopera di muratore e manovale è di centesimi 75, il costo della manutenzione delle armature, utilizzando quelle già  allestite per demolire le volte, e del consumo utensili è lire 1,45. Complessivamente un metro quadro di  volta costa lire 4,10

Altri lavori conclusivi sono il rappezzo alla stabilitura, otturamento delle restanti fessure, rappezzi al pavimento cambiando le piastrelle rotte, pittura ove d’uopo delle due cappelle laterali e del Sancta Sanctirum, imbiancatura a due mani di tutte le parti della chiesa, riparazione al portichetto davanti alla chiesa ed al muro di facciata.

Il costo  complessivo  preventivato per le  riparazioni della chiesa  è di lire 3047,60.

La perizia prende poi in esame la canonica,  spiegando che si dovranno rifare metri cubi 17,50 della muraglia che forma l’angolo esterno della stalla, che si spaccò per la lunghezza di sette metri. Altri danni ha subito la muraglia verso l’orto che si screpolò saltuariamente e necessita di  essere sotto murata per complessivi 45 metri cubi di muraglia.

Occorre anche ricostruire  le tramezze dei tre siti adiacenti alla cucina e fare saltuarie riparazioni nei muri interni e nelle parti esterne  su cui appoggia la travatura. Sono in tutto da rifare metri cubi 75,45 di muraglia al costo di lire 8 caduno. Hanno subito danni anche i solai , perciò conviene mettere a filo li travi e travetti e li travi principali verranno armati di capo chiavi con bolzoni di ferro  del peso di rubbi uno caduno. Il costo del materiale e della manodopera per queste riparazioni ai solai ammonta a lire 112,50. Riassestando i solai occorre rifare 20 metri quadri di  pavimento del piano superiore, per complessive lire 40.

La volta della camera all’angolo di ponente e mezzogiorno è danneggiata e deve essere demolita e ricostruita. Sono trenta metri quadrati di volta costituita da mattone a piano con archi di rinforzo di centimetri 15 per una spesa di lire 60. L’opera verrà rinforzata con un intellaiamento di legno di rovere del diametro di dieci centimetri.Le teste di detto intellaiamento verranno fornite ed armate di otto capo chiavi co’ suoi bolzoni.In  conclusione del lavoro  verrà effettuata la stabilitura della superficie tutta della volta e l’imbiancamento delle pareti di tutta la camera. Il costo di questo lavoro è di lire 150.

La riparazione  più onerosa è però quella del tetto che ammonterà a lire249,95. E’ necessario infatti rimurare tutte le parti della travatura che appoggiano sui muri,  posare in opera cinque costoni di quattro metri di lunghezza in legno di rovere della quadratura  di centimetri 22 x 27 del costo di lire 1,50 il metro. Servono 2,5 rubbi di chioderia per riconnettere la travatura a lire 6 il rubbo. Servono 100 costobbi, smalto di calcina per fissare le tegole contro i muri ed i torrini. Sono necessari  900 coppi con cui rimpiazzare i rotti.Si aggiungono poi sei capochiavi co’ suoi bolzoni di ferro con cui armare le teste dei paradossi. Il costo della manodopera per sistemare i 305 metri quadri del tetto è di lire 91,50.

Le pareti verranno tutte stabilite ed imbiancate a due mani con bianchetto preparato a colla, i serramenti verranno riattati   con fornitura e posa di vetri stati rotti dalle scosse.

Il costo previsto delle riparazioni dei danni subiti dalla canonica ammonta a lire1273,55.

L’importo complessivo della perizia per i lavori della chiesa parrocchiale e della canonica ammonta a  lire 4321,15.